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venerdì 28 aprile 2017

Donna muore per infezione

Il decesso potrebbe essere collegato alle scarse condizioni igienico – sanitarie delle sale operatorie sequestrate a novembre.

 

COSENZA – Cento pagine di ‘vergogna’ consegnate alla Procura di Cosenza. Il dossier redatto dai periti del Tribunale bruzio potrebbe inchiodare alle proprie responsabilità funzionari, dirigenti e sanitari dell’Ospedale dell’Annunziata. Si tratta di un documento che cristallizza il decesso di una cinquantacinquenne avvenuto nel nosocomio bruzio nel 2010. La donna, da quanto emerge nella relazione, avrebbe contratto durante un intervento in sala operatoria un’infezione da stafilococco aureo che in poco tempo le ha provocato una trombosi e un’embolia polmonare determinandone la morte. Per venti giorni inoltre, nonostante la paziente lamentasse malori e le analisi del sangue certificassero il suo stato, i professionisti dell’Ospedale di Cosenza non hanno ritenuto opportuno somministrarle alcun tipo di terapia antibiotica. Solo nel momento in cui, a causa dell’eccessivo accumulo di pus, la ferita si è riaperta imponendo la necessità di un nuovo intervento chirurgico, i medici hanno iniziato a lavorare per curare la propria paziente. Probabilmente però, come scrivono i tecnici, se la donna fosse stata sottoposta ad adeguata terapia farmacologica avrebbe avuto l’80% in più di probabilità di sopravvivere. La presenza del batterio, risultato letale per la cinquantacinquenne, sarebbe stata inoltre riscontrata dai carabinieri lo scorso autunno nell’intervento che portò al sequestro di quasi la metà delle sale operatorie dell’Annunziata.

 

Sette, su diciassette totali, furono infatti dichiarate inagibili a causa di gravissime carenze igienico – sanitarie e per la pessima gestione del ciclo sporco – pulito. Alla luce delle ‘cento pagine’ stilate dai periti i legali difensori dell’ennesima presunta vittima della malasanità cosentina, sembrerebbero emergere “tutte le condotte omissive e violatrici della normativa vigente poste in essere dai medici, ma anche tutti quei comportamenti posti in essere dai vertici generali ed amministrativi della struttura ospedaliera per inidonea organizzazione e diretta violazione della sicurezza nella erogazione delle cure“. Responsabilità che da sette anni i sanitari e dirigenti dell’Annunziata continuano a negare. Eppure era stato lo stesso Comitato per il Controllo delle Infezioni Ospedaliere interno all’Ospedale di Cosenza dal 2011 a segnalare il pericoloso aumento di stafilococco aureo nei punti più ‘critici’ della struttura. Non è da escludere che il fascicolo possa essere acquisito a supporto del procedimento penale in corso per la violazione delle norme sulla sicurezza pubblica, igiene e sanità nella gestione delle sale operatorie, dell’obitorio e dell’area di stoccaggio dei rifiuti speciali. Ad ‘rischiare’ la condanna per omicidio colposo non sarebbero quindi solo i sanitari che hanno avuto in cura la donna, ma anche i vertici amministrativi ed organizzativi dell’Ospedale di Cosenza.

Fonte: https://www.quicosenza.it/news/le-notizie-dell-area-urbana-di-cosenza/cosenza/151573-donna-muore-per-uninfezione-ancora-un-caso-di-presunta-malasanita-a-cosenza

Alla ferita servono otto punti ma l'ospedale ne ha solo tre: l'incredibile episodio

Alla ferita servono otto punti ma l'ospedale ne ha solo tre: l'incredibile episodio

Un episodio di malasanità che ha dell'incredibile: è il caso di Ivan e di sua moglie Sanna, che raccontano di aver vissuto una brutta esperienza all'ospedale di Cervia. "La nostra cagnolina è stata investita da un automobilista - racconta Ivan - Per fortuna non le è successo nulla di grave, ma mia moglie per cercare di prenderla si è lanciata ed è rovinata per terra, strisciando con la mano sulla ghiaia e procurandosi una ferita. Siamo subito corsi all'ospedale di Cervia, dove abbiamo atteso due ore e mezza al pronto soccorso prima di sentirci dire che mia moglie doveva fare i raggi prima che la ferita potesse essere ricucita: dopo un'altra ora di fila siamo riusciti a fare i raggi, da cui è risultato che nella ferita non era presente alcun corpo estraneo".


Ivan prosegue nel raccontare la sua esperienza: "I medici sono stati eccellenti, ci tengo a sottolinearlo. Quando è arrivato il momento di cucire la ferita, però, il medico ci ha detto che sarebbero serviti otto punti per un taglio del genere, ma che lui ne aveva a disposizione solo tre. Il medico era affranto, si è un po' "sfogato" con noi dicendoci che ogni volta che presta servizio a Cervia trova delle situazioni disperate. Dopodichè ha messo i tre punti alla ferita di mia moglie e ci ha suggerito di recarci in un altro ospedale. Quando siamo arrivati a casa la ferita aveva già ripreso a sanguinare, così sono corso in farmacia e ho preso delle strisce di sutura che ho poi applicato sopra ai tre punti per cercare di chiudere al meglio la ferita".

"Io ricordo quando nel nostro ospedale nascevano bambini e venivano eseguiti interventi al cuore - commenta malinconico Ivan - Oggi invece non si riesce neanche più a chiudere una ferita perchè manca il materiale. È una vergogna".

Fonte: http://www.ravennatoday.it/cronaca/ferita-servono-otto-punti-ospedale-solo-tre-incredibile-episodio.html

martedì 18 aprile 2017

Allarme per il progressivo smantellamento del sistema sanitario nazionale

Allarme per il progressivo smantellamento del Servizio Sanitario Nazionale

IMOLASanità e Salutelunedì, 17, aprile, 2017

Comunicato Cittadinanza Attiva – Imola
Gran Bretagna chiama Italia: la difesa del Servizio Sanitario Nazionale

Nella nostra lettera di due settimane fa, in occasione della Giornata mondiale della salute, abbiamo lanciato un appello a non rassegnarsi di fronte al progressivo smantellamento del Servizio Sanitario Nazionale. Come avevamo anticipato, il 7 aprile siamo stati presenti nella “piazzetta dell’orologio” e abbiamo distribuito volantini anche nei pressi dell’ospedale: era prevedibile, ma c’è stata la conferma del disagio in aumento, con tante persone che ci hanno voluto raccontare le loro esperienze e manifestare il desiderio di reagire a questo stato di cose. Dobbiamo dire che in certi casi il racconto è risultato particolarmente coinvolgente, portando alla luce episodi nei quali il dolore della malattia è stato trattato con inefficienza, indifferenza, avidità: è il risultato di una politica che porta ad allontanarsi dai principi ispiratori del sistema sanitario, universale e solidale in base al dettato della Costituzione.

Quello che sta accadendo in Italia non è un caso isolato, ma fa parte di un disegno a livello europeo di depotenziamento dei servizi sanitari pubblici in favore di soluzioni basate sull’intervento dei privati, che non agiscono certo per beneficienza. Tra le molte voci che si stanno levando contro questa deriva vogliamo ricordare quella degli inglesi, perché è proprio il sistema sanitario britannico il modello ispiratore del nostro SSN e la sua storia è un po’ la nostra storia.

Fondato nell’immediato dopoguerra (1948), il SSN inglese ha dato un contributo fondamentale alla concretizzazione dei principi di solidarietà e di equità, tanto che lo stesso Churchill lo definì il fiore all’occhiello dello stato sociale. Gli inglesi ne sono giustamente orgogliosi e il 4 marzo scorso più di duecentomila persone hanno pacificamente attraversato il centro di Londra per raggiungere il Parlamento, ribadire la propria fiducia nel servizio sanitario pubblico e dire no al suo smantellamento.
Nonostante gli ottimi risultati ottenuti, infatti, anche in Gran Bretagna è in atto la demolizione della sanità pubblica per consegnarla al privato, con la scusa di migliorare l’efficienza del sistema attraverso la competitività.

Ma è proprio così ? Prendendo in prestito le parole dal direttore del “Lancet”, una delle riviste mediche più prestigiose e più lette del mondo, “non vi è uno straccio di prova affidabile che la competitività migliori la salute” ma, al contrario, “sappiamo sin troppo bene che la creazione di mercati competitivi in campo sanitario è estremamente dannosa”.

A riprova di ciò, gli studi scientifici evidenziano che la sanità statunitense, emblema della privatizzazione, é tra le più costose e inefficienti oltre che notoriamente iniqua. Ad esempio, un recente studio del Commonwealth Health Fund certifica che “gli americani, nonostante spendano di più per l’assistenza sanitaria, hanno avuto risultati scadenti in termini di salute, incluse un’aspettativa di vita più breve e una prevalenza maggiore di malattie croniche”. In compenso, osservano i promotori della marcia londinese, nel bilancio delle assicurazioni sanitarie private statunitensi figurano ogni anno profitti per molti miliardi di dollari; l’entità dei profitti, aggiungiamo noi, favorisce l’attività lobbystica per condizionare chi prende le decisioni in ambito istituzionale.

La mobilitazione dei cittadini inglesi, a cui hanno aderito tra i tanti anche l’Associazione medica britannica (British Medical Association) e il Collegio nazionale degli Infermieri (Royal College of Nursing), ha portato i mezzi di informazione a mettere sotto i riflettori l’argomento e a porre sotto pressione le Istituzioni affinché rivedano le proprie scelte. Questo ci deve incoraggiare a difendere il nostro Servizio Sanitario e con lui la salute di tutti, anche di chi non può permettersi di pagarla a qualunque prezzo; rinnoviamo perciò l’invito a costituire una rete di persone attente a questo tema, chiunque lo desideri può contattarci (via mail o facebook) per ricevere informazioni periodiche.

Cittadinanza Attiva – Imola

Fonte: http://www.imolaoggi.it/2017/04/17/allarme-per-il-progressivo-smantellamento-del-servizio-sanitario-nazionale/

 

Neonato mori' per un alterco tra medici

Malasanità, neonato morì per 'un alterco tra medici': 8 indagati al Di Venere di Bari

Un 38enne fu operata un'ora dopo il suo arrivo in ospedale per mancanza di sale operatorie disponibili.

Otto medici sono stati iscritti al registro degli indagati nell’ambito di una inchiesta sulla morte di un neonato all’ospedale Di Venere di Bari. L’episodio risale al 30 aprile del 2016. Una donna di 38 anni arrivò nel nosocomio barese per sottoporsi ad un parto cesareo d’urgenza. Le sale operatorie dedicate al tipo di intervento erano però occupate da interventi già programmati in precedenza. Il ginecologo, come riportato dalla Gazzetta del Mezzogiorno, decise così di utilizzare la sala operatoria di Chirurgia generale. La sala però doveva essere utilizzata per curare un paziente colpito da appendicite. In quel momento sarebbe nato un ‘alterco’ tra i due medici che avrebbe portato la donna ad essere operata un’ora dopo. Per il neonato non c’è stato più nulla da fare. 

Fonte:http://www.ilikepuglia.it/mobile//notizie/cronaca/bari/18/04/2017/malasanita-neonato-mori-per-un-alterco-tra-medici-8-indagati-al-di-venere-di-bari.html

lunedì 17 aprile 2017

Malasanita' il triste primato spetta alla Campania

Malasanità: il triste primato spetta alla Campania

 

DI ROBERTA MAGLIOCCA DEL 17 APRILE 2017CAMPANIA

Dovremmo meravigliarci, ma purtroppo a nostre spese ci siamo abituati malvolentieri a questa statistica

Di pessimi primati eravamo già a conoscenza: siamo quelli più in sovrappeso, i maggiori fumatori, i plurinfartuati, i tristemente noti figli della Terra dei Fuochi e – di conseguenza – maggiormente esposti ai tumori.

Avremmo volentieri fatto a meno del gradino più alto del podio in materia di malasanità. Eppure, a quanto pare, dobbiamo proprio andare a ritirarla questa medaglia d’oro al disonore.

Si, perché l’ultimo rapporto di “Osservasalute”, rapporto annuale frutto del lavoro di 180 ricercatori realizzato dall’Osservatorio nazionale sulla salute, che risale al 10 Aprile scorso, riporta un dato allarmante per la Campania relativo alla mortalità riconducibile ai servizi sanitari, ovvero ai « decessi considerati prematuri che non dovrebbero verificarsi in presenza di cure appropriate e tempestive».

Fonte:

http://www.corrierecaserta.it/wp-content/uploads/2016/09/sanit%C3%A0-825.jpg