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martedì 31 gennaio 2017

Rossano condannato un medico per omicidio colposo



Malasanità a Rossano: condannato un medico per omicidio colposo

 comunicato stampa  31 Gennaio 2017

 

Un anno di reclusione è la pena decisa dal giudice per il fatto accaduto nel 2009
ROSSANO - Il giudice monocratico presso il tribunale di Castrovillari, Chiara Miraglia, ha ritenuto colpevole di omicidio colposo conseguente a colpa medica il 68enne L.M.C., ex primario del nosocomio di Rossano. La decisione, presa in accoglimento delle richieste formulate dal pm Rana e dai difensori di parte civile, Ettore Zagarese e Vincenzo Palopoli, è giunta al termine di una lunga camera di consiglio. 

Il giudice ha condannato il medico a un anno di reclusione, al pagamento delle spese processuali, nonché, unitamente all’Asp di Cosenza, al risarcimento dei danni a favore dei figli della vittima, che si sono costituiti parte civile.

Inoltre, Miraglia ha assolto per non aver commesso il fatto i medici V.A., di 54 anni, difeso dall’avvocato Giovanni Zagarese, Federico Raffaele, di 69 anni, difeso dall’avvocato Nicola Cherubini, M.P., di 63 anni, difeso dall’avvocato Ernesto Longo, P.I., di 62 anni, difesa dall’avvocato Pasquale Di Iacovo, e S.N., di 62 anni, difeso dall’avvocato Francesco Nicoletti.

I FATTI. Il 20 giugno 2009 D.V.E., madre delle parti civili, è deceduta nel reparto di chirurgia dell’ospedale di Rossano, dove aveva peraltro svolto funzioni di infermiera. La morte sospetta della donna, che il 10 giugno precedente aveva subito un intervento chirurgico per colecistectomia da cui non si era più ripresa, ha dato il via al processo.

Infatti, i familiari hanno subito segnalato quanto accaduto all’Ufficio di Procura, che ha quindi aperto un fascicolo per omicidio colposo, dovuto a presunta negligenza, imprudenza e imperizia, a carico dei sanitari del reparto di chirurgia.

Il procedimento si è caratterizzato per la notevole mole di udienze, nel corso delle quali sono stati ascoltati numerosi testimoni e consultati diversi esperti.

Al termine del primo grado di giudizio, è risultato che le responsabilità erano da ascriversi esclusivamente al primario, il quale aveva eseguito l’intervento e curato la degenza. Pertanto, è stato ritenuto colpevole e condannato a severa pena.

Le parti civili hanno dichiarato che non hanno mai cercato vendetta, ma solo giustizia per l’assurda morte della loro cara mamma.

E giustizia, grazie anche al notevole impegno speso dal pm Rana e dagli avvocati Ettore Zagarese e Vincenzo Palopoli in difesa dei diritti delle parti civili, è stata fatta.

Fonte: http://www.sibarinet.it/index.php/notizie/17-cronaca/11485-malasanita-a-rossano-condannato-un-medico-per-omicidio-colposo

Tivoli, scambio di barelle, muoiono due pazienti


31 gennaio 2017 17:10

Uno scambio di barelle, poi il decesso di entrambi i pazienti. E' quanto accaduto lo scorso 21 gennaio all'ospedale San Giovanni Evangelista di Tivoli, Comune della provincia nord est della Capitale. Un presunto  scambio di identità con il degente che doveva andare in rianimazione (il più grave dei due) mandato in chirurgia e, viceversa, quello che doveva andare in rianimazione trasportato in chirurgia. Poi il decesso, di entrambi gli anziani. Un caso di malasanità che ha portato la Procura di Tivoli ad aprire una inchiesta per omicidio colposo. La notizia è stata resa nota per primo da Fulvio Ventura sulle pagine provinciali de Il Messaggero. 

COMMISSIONE INTERNA - Ripresa da altri organi di stampa anche a livello nazionale, il caso ha trovato il commento della Asl Rm5, che "in primo luogo si stringe attorno ai parenti delle due persone decedute, garantendo massima trasparenza". L'Azienda Sanitaria a cui fa riferimento il nosocomio tiburtino poi spiega: "dal momento in cui l’Azienda è venuta a conoscenza dell’accaduto è intervenuta ponendo in essere tutte le azioni necessarie per approfondire l’accaduto. E’ stata, infatti, subito nominata e resa operativa, di concerto con la Regione Lazio, la commissione interna che deve appurare l’esatta dinamica dei fatti".

AUTORITA' GIUDIZIARIA - Proprio in relazione al presunto caso di malasanità la Asl Rm5 conclude: "Il tutto avendo consapevolezza che ai due pazienti è stata costantemente garantita adeguata assistenza medica per la loro patologia. Si rimane in attesa, evidentemente, dei risultati dell’istruttoria disposta dall’Autorità Giudiziaria".

A Effetto Giorno, su Radio 24, è invece intervenuto Ugo Donati, responsabile Medicina d’Urgenza dell’ospedale di Tivoli: "Stiamo parlando di due pazienti che giungono a nostra osservazione in condizioni sicuramente molto gravi , due pazienti in codice rosso. I pazienti stazionano uno 3 giorni l’altro per 4 nella nostra area critica, e durante questo periodo sono stati completamente assistiti sia dal punto di vista diagnostico sia da quello terapeutico in maniera personalizzata  ed efficace. Assolutamente non abbiamo sbagliato la terapia. I pazienti sono stati identificati fin dall’inizio e nel momento in cui si sono liberati due posti letto purtroppo c’è stata questa piccola disattenzione". 

Donati quindi prosegue su Radio 24: "Piccola (disattenzione n.d.r.) dal punto di vista procedurale. Tutti e due hanno ricevuto le cure specifiche del loro caso, tenendo presente che nell’ambito di questo errore ne ha giovato il paziente giunto in rianimazione". Al giornalista che su Radio 24 domanda se sarebbero comunque morti entrambi se fossero andati ciascuno nel reparto giusto Donati risponde: “Chiaramente non è che ho la palla di vetro, posso dirle che stiamo parlando di due pazienti gravi, delle cui condizioni erano stai avvisati tutti i parenti; quindi in genere noi ci permettiamo di avvisare i parenti quando la situazione è estremamente importante".

Fonte: http://www.romatoday.it/cronaca/morti-scambio-barelle-ospedale-tivoli.html

venerdì 27 gennaio 2017

Morto al policlinico tre indagati

allertato sala operativa e pronto soccorso

Riccardo Campolo

27 gennaio 2017 16:45

"Lo potevano salvare, era già svenuto ma continuavano a chiedergli i documenti. Ha dovuto attendere almeno 15 minutiin sala d'attesa". Il padre di Gaetano Adelfiomorto a 42 anni al pronto soccorso dell'ospedale Policlinico due giorni fa, punta il dito contro alcuni presunti ritardi del personale sanitario, gridando contro. Il sostituto procuratore Bruno Brucoli ha notificato tre avvisi di garanzia ipotizzando per un medico e due infermieri il reato di omicidio colposo.



I tre indagati sono il dirigente medico di Chirurgia Giuseppe Calvaruso e gli infermieri Ezio Lipari e Maria Castagna. Il pm ha firmato un verbale di nomina e conferimento dell'incarico per un consulente, cui toccherà chiarire alcune circostanze sul decesso dell'uomo nato a Palermo ma residente a Casteldaccia. Lo specialista dovrà effettuare degli accertamenti autoptici sulla salma del 42enne, verificando la correttezza degli accertamenti clinici e strumentali seguiti e la tempestiva delle cure prestate all'uomo.

Il padre Santo Adelfio ha raccontato che il figlio - che anni fa aveva avuto trapiantato un rene - era arrivato in ospedale con un amico di famiglia che lavora al 118. Quest'ultimo, in virtù delle sue conoscenze, avrebbe avvisato la sala operativa chiedendo di preparare tutto il necessario per accogliere un paziente con un possibile infarto in corso. Ma all'arrivo non avrebbero trovato nulla, né una barella né un'equipe pronta a ricevere e prendersi cura dell'uomo. E per questo è stato chiesto di acquisire le immagini delle telecamere piazzate - internamente ed esternamente - al pronto soccorso.

Dopo l'autopsia di oggi, eseguita all'Istituto di medicinale legale dello stesso Policlinico, il consulente tecnico avrà novanta giorni per depositare la sua relazione, sulla quale mettere nero su bianco alcuni chiarimenti grazie all'analisi della documentazione sanitaria, dei rilievi e degli altri esami istologici e chimico-tossicologici

Fonte:http://www.palermotoday.it/cronaca/morto-policlinico-indagati-medici-infermieri.html

domenica 22 gennaio 2017

Non funziona la tac, muore dopo due ore di attesa

Napoli.  

E' arrivata in ambulanza già priva di sensi e in stato comatoso. Soccorsa immediatamente dai sanitari in pronto soccorso con la massima priorità da codice rosso, è stata ricoverata nel reparto di rianimazione del Loreto Mare dopo la visita dello specialista che sospettava la presenza di un'emorragia cerebrale o di un'aneurisma.

Prima di perdere conoscenza, aveva accusato un mal di testa fortissimo, con dolori insopportabili. Per capirne di più, era necessaria subito una tac. Un esame specialistico in grado di stabilire con esattezza la diagnosi per poi intervenire tempestivamente. Tac che non arriverà mai. Poiché al Loreto Mare la tac non funzionava. L'apparecchio diagnostico era andato in avaria proprio pochi minuti prima dell'arrivo della donna nella struttura ospedaliera, esattamente alle ore 11.30. In quel momento la Tac, l'unica in funzione nel presidio dove si trova un secondo macchinario rotto da 4 anni, registrava il 30esimo guasto in 6 mesi.

Maria Teresa, 52enne del quartiere Ponticelli, è deceduta dopo aver aspettato per due ore in un'ambulanza rianimativa. Arrivata all'ospedale Loreto Mare, è stata poco dopo trasferita al San Giovanni, perché la Tac non funzionava. Per fare gli esami Teresa doveva essere trasferita con un mezzo dotato di attrezzature per la rianimazione. Di ambulanze così a Napoli però ce ne sono solo due. E ci vorranno due ore per arrivare al Loreto Mare. Troppo tempo. Maria Teresa va in coma e si spegne davanti gli occhi dei parenti. Arriverà al San Giovanni Bosco già senza vita.

Dunque, un altro episodio di malasanità negli ospedali napoletani, quello di ieri mattina. I familiari non hanno sporto denuncia. Per ora. Neanche la salma è stata sequestrata. Quello che è certo sono le condizioni di disagio in cui lavora il personale sanitario del Loreto Mare. «Segnaliamo da anni che la Tac è problematica e si guasta in continuazione - dice Alfredo Pietroluongo, primario del pronto soccorso - medici e infermieri fanno il massimo ma qui manca tutto, persino strumenti fondamentali come la Tac dal momento che la nostra è vecchia»

Fonte: https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=674429902735435&id=508910015954092

Malasanita' Risarcimenti

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COME SI PROCEDE SE VI AFFIDATE ALLA NOSTRA CONSULENZA?
1.  Raccolta di cartelle cliniche e analisi mediche eseguite
2.  Esposizione del caso attraverso una Vs breve relazione.
3.  Invio delle cartelle e della relazione al nostro consulente medico per valutazione del caso.
Vi ricordo che le cartelle andranno iviate a mezzo posta o corriere ad un responsabile che le inoltrera' al medico competente.
4.  Riscontrati elementi certi che riconducano ad un caso di Malasanità, i documenti sono inviati ai legali per iniziare il procedimento.

RICORDATE che la valutazione delle cartelle è GRATUITA e, nel caso in cui non ci siano elementi sufficienti per procedere, non dovrete comunque pagare nulla.
Nel caso in cui , invece, si proceda, il pagamento avverrà solo a risarcimento riscosso.

RICORDATE inoltre che parlerete con un incaricato che vi seguirà per tutto il decorso della pratica e che troverete ogni volta abbiate bisogno di chiarimenti.

martedì 17 gennaio 2017

Ostetricia chiusa mamma partorisce a casa

MALASANITÀ, OSTETRICIA CHIUSA: MAMMA PARTORISCE IN CASA

NEWS

16 GENNAIO 2017

DI FRANCESCO FERRARA

Un ennesimo caso di malasanità tutta "made in Italy" si è verificato a Pieve di Cadore, in provincia di Belluno, ma questa volta fortunatamente senza gravi conseguenze. Alla fine di dicembre una donna è stata costretta a partorire in casa perché l'ospedale del posto non era attrezzato per affrontare gravidanze.

Malasanità, carenze del sistema sanitario: partorisce in casa

L'ospedale di Pieve di Cadore da diversi mesi ormai accoglie solo i casi più urgenti, mentre le donne che hanno la necessità di partorire vengono trasferite al più attrezzato ospedale di Belluno. Qui però evidentemente qualche medico "distratto" ha detto alla donna che non era il momento di partorire. Quando è arrivata a casa però le contrazioni sono continuate, e così la donna ha partorito in casa.

Partorisce in casa, la denuncia del sindaco

Il sindaco di Pieve di Cadore, Antonia Ciotti, ha sporto denuncia in prefettura per interruzione di pubblico servizio. Anche Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, ha annunciato che sarà avviata un'indagine per fare chiarezza su questa fosca vicenda, individuare eventuali colpevoli e punirli severamente. Con la vita delle persone non si scherza, ma alcuni medici forse hanno dimenticato il giuramento di Ippocrate.

Fonte: http://www.mamme.it/malasanita-ostetricia-chiusa-mamma-partorisce-casa/

domenica 15 gennaio 2017

L' ultimo saluto a Sara l' inchiesta non si ferma

L'ultimo saluto a Sara, l'inchiesta non si ferma

Latina

15/01/2017 - 21:01

Si sono svolti ieri a Borgo Podgora i funerali di Sara Roncucci, la donna di 31 anni morta a causa delle complicazioni di un intervento di by-pass gastrico e deceduta all’ospedale di Bergamo dopo che era stata operata prima a Siena e poi era stata ricoverata anche al Santa Maria Goretti di Latina. La salma è stata poi tumulata nel cimitero di un piccolo centro in provincia di Siena. L’inchiesta intanto prosegue e dopo che è stata eseguita l’autopsia, il lavoro degli inquirenti della Procura di Bergamo dove i familiari della donna avevano presentato una denuncia, prosegue nella valutazione dei documenti che sono stati sequestrati a partire dalle cartelle cliniche delle tre strutture sanitarie dove la donna è stata ricoverata. Sono 25 gli indagati di cui dieci nel capoluogo pontino, agli otto iscritti in un primo momento, sono state aggiunte altre due persone che devono rispondere dell’accusa di omicidio colposo e di un comportamento negligente nella diagnosi, in particolare a Latina, quando Sara si è presentata con dei forti dolori addominali. 
Solo in un secondo momento e soltanto il giorno dopo, a seguito di un altro accesso e nel corso della Tac, è emerso che si era staccata una graffetta per l’operazione subita a Siena ed è stato proprio in quel momento che la donna è andata in arresto cardiaco e successivamente è stata in Rianimazione, poi è stata dichiarata fuori pericolo e successivamente è finita in una struttura sanitaria di Bergamo dove poi è morta. La donna lascia il compagno e poi anche due figli. Sono moltissimi gli aspetti che dovranno essere chiariti dagli inquirenti, entro novanta giorni si conosceranno i risultati dell’autopsia eseguita lo scorso 11 gennaio.

Fonte: http://www.latinaoggi.eu/news/news/35220/sara-roncucci-latina-funerali-borgo-podgora-indagini-malasanita.html

venerdì 13 gennaio 2017

Malasanita' occupazione simbolica al Rummo con striscioni

Malasanità, occupazione simbolica al Rummo con striscioni: “De Luca dimettiti”

13 gennaio 2017

    

Giornata di striscioni e proteste in tutti gli ospedali della Campania. In questo è consistito il blitz coordinato da diversi comitati a livello regionale dallo slogan “De Luca pienz’a salute: dimettiti” e che ha visto coinvolta anche la città Benevento con l’occupazione simbolica dell’Ospedale Rummo da parte degli attivisti del L@p Asilo31.

Comitati e attivisti rivendicano il diritto alla salute denunciando i casi di malasanità. “L’episodio di Nola non è un eccezione, ma la drammatica norma di un sistema allo scatafascio”, nel mirino anche L’Ospedale Civile Rummo dove nelle ultime settimane si sono verificate diverse problematiche per quel che riguarda le apparecchiature mediche e l’assistenza sanitaria.

Responsabile dello scatafascio del sistema campano, secondo gli attivisti, il Governatore della Regione: “Il vero responsabile è De Luca, di cui tutti ricordiamo il comizio in cui si inneggiava allo scambio di favori e alla costruzione di truppe di consenso nella Sanità. Il governatore deve dimettersi”.

Fonte: http://www.tvsette.net/2017/01/13/protesta-degli-attivi-alasanita-occupazione-simbolica-al-rummo-striscioni-de-luca-dimettiti/

domenica 8 gennaio 2017

Partorisce la figlia morta e muore

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Bergamo, partorisce la figlia morta e muore | Sospetto caso di malasanità al Policlinico

Una 29enne, Ilaria Oldoni, di Calcinate, è morta nel pomeriggio dell’Epifania per uno shock emorragico dopo aver partorito una bambina morta. Il Policlinico di Ponte San Pietro, in provincia di Bergamo, ha aperto un’indagine interna per far luce sul caso.

Poche ore prima la donna era stata sottoposta a un parto indotto dopo aver appreso della morte della sua piccola. “In poche ore ho perso la mia Ilary e la piccola Sveva“, ha detto il compagno.

“Era tutto pronto per accogliere la nostra bimba, Sveva, mentre in poche ore ho perso sia lei sia la mia Ilary”, ha dichiarato Michele Calefato a L’Eco di Bergamo. L’ospedale ha disposto una serie di accertamenti diagnostici.

Fonte: http://www.si24.it/2017/01/08/bergamo-partorisce-la-figlia-morta-e-muore-sospetto-caso-di-malasanita-al-policlinico/341354/#sthash.sfA0m8Qv.dpuf

In codice verde muore stroncato da infarto

Rossano, in codice verde muore stroncato da infarto

Pubblicato da Martina Forcinitiin Breaking NewsCronacaIn EvidenzaRossano08/01/2017 17:30

Una nuova ipotesi di malasanità si prospetta per l’ ospedale di Rossano. A.L., operaio, 44enne, perde la vita nella serata di ieri l’altro. La causa: infarto. La soglia anagrafica degli infartuati si sta drammaticamente abbassando negli anni, e i decessi aumentano vertiginosamente. Occorre quindi premunirsi di una sanità capace di intervenire qualitativamente in emergenza. E invece tutto si blocca in nome di un nuovo ospedale che verrà. Nel frattempo la cronaca continua a produrre fatti di morte. E, spesso, a causa di una inefficiente organizzazione, ne va di mezzo anche il personale sanitario, talvolta per responsabilità propria altre per inadempienze di chi governa la sanità in Calabria. Anche in questo, ad esempio, la zona jonica (a differenza del Pollino, del Tirreno e del capoluogo) è discriminata. Solo nell’ospedale spoke Corigliano-Rossano manca l’emodinamica le cui tecniche diagnostiche e terapeutiche intervengono nell’immediatezza sull’apparato cardiovascolare.

ROSSANO, ALTI COSTI DI GESTIONE DEL PERSONALE

Tutto viene convogliato nella centrale operativa dell’ospedale Hub di Cosenza. E c’è da aggiungere che nella Sibaritide non è attiva l’abilitazione notturna dell’elisoccorso, per cui sono già esistenti alcuni progetti di adeguamento (la piazzola del “Nicola Giannettasio”- o al Porto di Corigliano) il cui costo si aggira attorno ai 120mila euro. Con l’emodinamica, occorre personale altamente qualificato, si procede ad effettuare angiografia e coronarografia i cui interventi, se tempestivi, risultano il più delle volte determinanti. Se non altro perché d’infarto spesso si muore a causa delle sopraggiunte complicazioni. I maggiori costi sono di gestione del personale ed organizzativi: si aggirano attorno ai 2.5 milioni di euro annui. Attualmente nella Sibaritide si cerca di ottemperare attraverso l’impiego della telecardiologia nelle ambulanze, da praticare durante il trasporto presso l’ospedale Hub di Cosenza, dove l’emodinamica è attiva h24.

ROSSANO, FAMILIARI SPORGERANNO DENUNCIA

Mentre Castrovillari e Belvedere mantengono funzioni ambulatoriali. I familiari del 44enne si sono rivolti a un legale (avvocato Raffaele Meles) per sporgere formale denuncia ai Carabinieri. La salma è stata, quindi, posta sotto sequestro in attesa della esecuzione dell’esame autoptico. Secondo una prima ricostruzione pare che la vittima abbia avvertito dei dolori nel tardo pomeriggio, recandosi in pronto soccorso, i cui sanitari avrebbero attribuito la sintomatologia in “codice verde”. L’uomo avrebbe firmato le dimissioni per poi fare ritorno a casa. In serata una nuova crisi cardiaca travolge A.L., questa volta letale.

Fonte: http://www.ecodellojonio.it/rossano-muore-stroncato-infarto/?doing_wp_cron=1483940119.7957930564880371093750

sabato 7 gennaio 2017

Muore a quattro mesi

Malasanità: muore a 4 mesi, inchiesta sulla tragedia della piccola Tea

La bimba portata ieri sera dai genitori al pronto soccorso di Procida

Ha smesso di respirare senza che nessuno sappia il motivo. Un'indagine interna all'ospedale e verifiche degli ispettori del Ministero della Salute, ma anche un'inchiesta della Procura, dovranno far luce sulla morte apparentemente inspiegabile di una bambina di soli 4 mesi nell'isola di Procida. Omicidio colposo è l'ipotesi di reato formulata dalla Procura della Repubblica di Napoli che ha disposto il sequestro del corpo della piccola Tea, morta stamattina nel pronto soccorso dell'ospedale isolano per cause tuttora avvolte nel mistero.
La piccola era stata portata ieri sera dai genitori al pronto soccorso, ma i medici, dopo averla visitata, l'avevano rimandata a casa. Il sequestro della cartella clinica e della salma della neonata è stato eseguito dai carabinieri della compagnia di Ischia che hanno proceduto d'ufficio, senza attendere la denuncia dei genitori che al momento ancora non è stata presentata. La salma della piccola, nata ad agosto scorso e deceduta ufficialmente per arresto cardiocircolatorio, è stata portata al secondo Policlinico di Napoli, dove nei prossimi giorni sarà sottoposta ad autopsia.
"La bambina stava benissimo, ieri sera non c'erano gli estremi per tenerla ricoverata qui" ha detto all'ANSA uno dei sanitari presenti nel pronto soccorso ieri sera. "Non aveva neanche la febbre quando è arrivata in ospedale. I genitori hanno detto che in giornata aveva avuto la febbre a 39 e le avevano somministrato paracetamolo, ma quando è arrivata in ospedale, verso le 22.30-23 la bambina era senza febbre e i parametri vitali erano buoni. Il respiro era normale, la frequenza ottima, il medico internista di turno ha auscultato le spalle e ventilavano bene, la bimba era vispa, cosciente".
"Stamattina - aggiunge il sanitario - è ritornata in ospedale con problemi di frequenza cardiaca bassa per cui il polso non era apprezzabile, il rianimatore l'ha intubata, le sono state praticate tutte le cure di rianimazione primaria di emergenza ma purtroppo non hanno risposto e la piccola è morta".
Sull'episodio è intervenuto il direttore generale dell'Asl Napoli2 Nord, Antonio d'Amore: "Siamo vicini al dolore della famiglia, apriremo un'inchiesta per verificare eventuali responsabilità, ma dalle prime indagini tutti i protocolli paiono essere stati osservati". "Sono mortificato ed arrabbiato, è la vita di una bambina che abbiamo perso", le parole colme di commozione del sindaco di Procida, Raimondo Ambrosino.

Fonte: http://www.ilcorrierino.com/malasanit-muore-a-4-mesi-inchiesta-sulla-tragedia-della-piccola-tea/3242.html#sthash.sKrjG0ij.dpuf

venerdì 6 gennaio 2017

Ancora un caso di presunta malasanità in Calabria, muore trentasettenne

Ancora un caso di presunta malasanità in Calabria, muore trentasettenne

La donna ha avvertito un malore mentre allattava due giorni dopo aver partorito.


VIBO VALENTIA – Giovane madre morta prematuramente, la famiglia vuole chiarezza. La Procura della Repubblica di Vibo Valentia ha aperto un’inchiesta sulla morte di una donna di 33 anni di Ricadi, Tiziana Lombardo, avvenuta nella tarda serata di ieri nell’ospedale cittadino dopo che tre giorni fa aveva partorito nello stesso nosocomio vibonese. Le condizioni della donna dopo che il parto era avvenuto senza particolari difficoltà, si erano improvvisamente aggravate ieri, a causa, secondo quanto é emerso dai primi accertamenti, di un’emorragia, ed in serata mentre la donna era in sala operatoria é sopraggiunto il decesso. La puerpera ha avvertito un malore mentre stava allattando ed è stata subito sottoposta ad intervento chiurgico nel corso del quale ha perso la vita, ufficialmente, a causa di un arresto cardiaco provocato da un’emorragia addominale. É stata la Direzione sanitaria dell’ospedale Iazzolino ad informare la Procura della Repubblica di quanto era accaduto. Il pm di turno della Procura ha disposto l’autopsia sul corpo della donna. Anche l’Azienda ospedaliera ha avviato un’indagine interna per accertare eventuali responsabilità in merito alla morte della donna. Posta sotto sequestro la salma e le cartelle cliniche della donna. Nei prossimi giorni sul corpo della puerpera saranno eseguiti gli esami autoptici.

FONTE:

https://www.quicosenza.it/news/calabria/130468-ancora-un-caso-presunta-malasanita-calabria-muore-trentatreenne

mercoledì 4 gennaio 2017

Lombardia, una diagnosi sbagliata ed un feto morto

Milano, 4 gennaio – Due casi di malasanità in Lombardia. Il primo, raccontato dal quotidiano Il Giorno, racconta di una diagnosi sbagliata su una neonata, formulata all’ospedale San Gerardo di Monza. Secondo i medici, una neonata era affetta dalla sindrome di Angelman che l’avrebbe condannata ad una vita da disabile con epilessia, ritardo mentale grave, ipotonia, difficoltà del linguaggio, anomalie fisiche, atassia e movimenti stereotipati. Solo l’accuratezza dei medici de ‘La nostra famiglia’ di Bosisio Parini, nel Lecchese ha permesso di scoprire che i colleghi del San Gerardo avevano preso una cantonata: la bimba sta benissimo.

Non è andata altrettanto bene ad una donna 33enne incinta che, recatasi all’ospedale di Melegnano, in provincia di Milano, accusando forti dolori addominale si è sentita dire che non c’era nulla di cui preoccuparsi ed è stata rimandata a casa. A raccontare questo episodio, il Corriere della Sera. Nelle ore successive, la donna ha cominciato ad avere perdite di sangue e per questo è tornata in ospedale dove è stata operata d’urgenza ma per il bambino che stava aspettando non c’è stato nulla da fare: è morto probabilmente strangolato dal cordone ombelicale. Sarebbe dovuto venire al mondo il prossimo 18 gennaio. La Procura di Lodi ha aperto un’inchiesta sulla scorta della denuncia presentata dalla donna. Sarà ora l’autopsia a fornire nuovi elementi di indagine.


Fonte: http://www.lavoce.be/index.php/attualita/9902-malasanita-in-lombardia-due-casi-una-diagnosi-sbagliata-ed-un-feto-morto

Gli negano il ricovero perde il bambino

Melegnano, le negano il ricovero e perde il bambino

Il feto è stato soffocato dal cordone ombelicale, a niente è valso il cesareo d’emergenza, e i genitori sporgono denuncia

È un caso di malasanità o si tratta di una fatalità?

All’ospedale Vizzolo Predabissi di Melegnano si è consumato un dramma che chiede verità. Una madre ha perso il proprio bambino che sarebbe dovuto nascere il 18 gennaio. I problemi sono iniziati il 2 gennaio, quando la donna ha lamentato forti dolori all’addome, da qui la corsa in ospedale nel pomeriggio. Giunta al pronto soccorso dell’ospedale Vizzolo Predabissi è stata rassicurata in seguito alla visita ginecologica. Le dissero che tutto era nella norma, rimandandola a casa dopo appena due ore, ma la visita non deve essere stata approfondita. Infatti intorno alle ore 20 è costretta a correre nuovamente in ospedale: oltre ai dolori presenta perdite di sangue. Il battito del bambino è difficile da rilevare, a questo punto scatta il ricovero. La preoccupazione è palpabile, e si decide di anticipare il parto tramite cesareo d’emergenza. L’intervento però è inutile. Il feto è ormai morto, soffocato dal cordone ombelicale.

Si sarebbe potuto evitare? La madre è stata dimessa troppo frettolosamente? È un caso di malasanità o si tratta di una fatalità? I genitori sono sotto shock. Il bambino, che si sarebbe dovuto chiamare Jonathan, era sano, e la gravidanza era proceduta finora nel migliore dei modi, poi il dramma. I genitori del bimbo vogliono la verità, vogliono sapere se vi siano o meno dei responsabili, e per questo motivo hanno sporto denuncia ai Carabinieri.

Un episodio simile si verificò in provincia di Varese lo scorso aprile. Una donna incinta venne dimessa dall'ospedale di Cittiglio dopo essere stata anch’essa rassicurata sulla salute del feto. E questo nonostante i forti dolori all’addome e la perdita di liquido amniotico. Quattro giorni dopo però, avvenne il tragico epilogo, con il ricovero d’urgenza, e la morte del bimbo.

Sul caso di Melegnano è stata aperta un’inchiesta. Ora sarà svolta la necessaria autopsia sul piccolo, e tutte le cartelle mediche inerenti sono state poste sotto sequestro. Sarà la Procura di Lodi a far luce sulla vicenda, ma nulla potrà dare pace ai genitori che hanno perso il proprio bambino. 

Fonte: http://www.7giorni.info/cronaca/melegnano/melegnano-le-negano-il-ricovero-e-perde-il-bambino.html

martedì 3 gennaio 2017

INFERMIERI E MEDICI DI PRONTO SOCCORSO, LE VERE VITTIME DI MALASANITA'


ATTUALITÀ INFERMIERI

Infermieri e medici di pronto soccorso, le vere vittime della malasanità

Pubblicato il 03.01.17 di Mimma SternativoAggiornato il 03.01.17

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La dinamica è sempre la stessa: Pronto Soccorso sovraffollato, tempi di attesa pressoché infiniti, barelle in ogni corridoio, personale esausto e sempre troppo scarso, posti letto inesistenti. Tutto si traduce in aggressioni verso infermieri e medici.

Infermieri di pronto soccorso

Violenza al pronto soccorso

L'ultimo - solo in ordine cronologico - episodio è accaduto nel milanese, con l'arrivo del nuovo anno. Anno nuovo, dinamica vecchia:  Pronto Soccorsosovraffollato, tempi di attesa pressoché infiniti, barelle in ogni corridoio, personale esausto e sempre troppo scarso, posti letto inesistenti.

Codice rosso, giallo, verde e bianco.

Pazienti inviati dal medico di famiglia, dalla guardia medica, dall’ambulatorio, dalla croce, dall’amico medico, dalla mamma, dal papà, “da internet”.

Pazienti del fine settimana, quelli che durante il giorno lavorano e allora meglio aspettare la sera o il sabato e la domenica, pazienti delle quattro del mattino, perché altrimenti prima c’è troppa fila.

Periodo delle feste: anziani all’improvviso difficili da gestire a casa.

Sovraffollamento: 80% codici verdi e bianchi, urgenze differibili; sì, ma dove? Segni e sintomi presenti almeno da più di una settimana, quando non da anni.

Esami diagnostici con attese troppo lunghe per farli fuori dall’ambiente ospedaliero. Diagnosi fatta, ma sempre meglio sentire altre opinioni e via col giro di tutti i pronto soccorso della città.

L’amico ha bevuto troppo e vomita! Cosa sarà mai? Via, si va in pronto soccorso.

Influenza; 37.2 ° C di temperatura, due episodi di diarrea. Corri, si va in pronto soccorso… si sa mai che sia meningite.

La musica è sempre la stessa:

vergognatevi (…) è da stamattina che sono qui! Voglio parlare con un medico, subito! 

Purtroppo siamo sovraffollati e si deve dare priorità ai codici rossi e gialli.

Non me ne frega niente degli altri! Voglio il medico subito, sennò spacco tutto!

via con insulti, spintoni, sputi, calci e pugniCome se aggredire il personale sanitario fosse una cosa normale, quasi dovuta.

I casi di violenza verso infermieri

Tra gli ultimi casi di atti violenti nei confronti di personale sanitario si sono registrate sette aggressioni in quattro mesi al Vittorio Emanuele di Catania, come riportato dal segretario regionale Usae Calogero Coniglio e l'episodio del Fatebenefratelli di Milano, dove un uomo stanco di attendere il proprio turno per una lastra ha scagliato delle sedie a rotelle contro una porta del pronto soccorso, scardinandola.

Piena emergenza sicurezza anche in Campania, come dichiarato dal Presidente Ipasvi di Napoli, Ciro Carbone, dopo l'aggressione ad un infermiere del Loreto Mare e come si era già capito dopo l'aggressione all'équipe del 118 "sequestrata" e malmenata nell'ottobre scorso.

Da più voci continuano ad arrivare le richieste alle istituzioni di implementare i sistemi di prevenzione e difesa da comportamenti aggressivi e lesivi per una categoria che, per sua natura, è sempre stata dalla parte dei cittadini, i quali oggi, invece, rappresentano troppo spesso un pericolo.

Richieste, oggi, ancora troppo spesso disattese a scapito dell'intera categoria dei professionisti della salute.


Fonte: http://www.nurse24.it/infermiere/infermieri-e-medici-di-pronto-soccorso-le-vere-vittime-della-malasanita.html

Muore dopo bypass gastrico

Cronaca

Muore dopo bypass gastrico, Procura apre un fascicolo per omicidio colposo

La vittima è una donna di 31 anni di Latina, operata a Siena, passata poi per le cure dell'ospedale Goretti di Latina e deceduta in una casa di cura di Bergamo dove stava seguendo una riabilitazione. I familiari hanno sporto denuncia

Redazione

03 gennaio 2017 15:32



Una vicenda di mala sanità ha riguardato una donna di Latina, morta a soli 31 anni in seguito a un intervento di routine. Lascia due figli di 12 e 3 anni. E ora i suoi parenti vogliono risposte e si sono rivolti allo Studio 3A, una società specializzata che ci occupa di tutelare i cittadini.

 


La Procura di Bergamo ha già aperto un procedimento per omicidio colposo, per ora a carico di ignoti, ma sono molte le responsabilità da chiarire, da parte di diverse strutture sanitarie.

IL PRIMO INTERVENTO Per Sara Roncucci i problemi iniziano a settembre, quando si sottopone a un intervento di chirurgico di mini by pass gastrico all'ospedale Le Scotte di Siena. Un'operazione che sembra perfettamente riuscita, tanto che l'8 settembre la ragazza, che prima godeva di ottima salute, viene dimessa e torna a casa, a Latina.

L'OSPEDALE DI LATINA La notte successiva, tuttavia, comincia ad accusare forti dolori addominali, vomito e coliche e così viene trasportata in ambulanza al pronto soccorso dell'ospedale Goretti di Latina. Dopo brevi accertamenti le viene riscontrato un versamento di liquido e viene rimandata a casa con la prescrizione di un antidolorifico. I dolori però persistono e a quel punto, il 10 settembre, viene riportata dai familiari all'ospedale di Latina, dove la situazione precipita in poco tempo: mentre la giovane viene sottoposta a Tac va improvvisamente in arresto cardiaco e i medici devono rianimarla. L'esame evidenzia una grave emorragia addominale, che il chirurgo in servizio addebita alla rottura di una "graffetta", uno dei punti interni del by pass gastrico praticatole pochi giorni prima, a Siena. Sara viene quindi operata d'urgenza per bloccare l'emorragia con peritonite e poi trasferita in Rianimazione, in coma farmacologico. Dopo un mese trascorso in Terapia Intensiva, durante il quale va incontro ad altre problematiche, tra cui una grave crisi respiratoria, e viene sottoposta anche alla tracheotomia, il 18 ottobre Sara Roncucci viene nuovamente operata per ripristinare la canalizzazione gastrica, le viene sospeso il coma farmacologico e inserito un sondino per l'alimentazione. I medici la dichiarano presto fuori pericolo, purtroppo però ha riportato danni neurologici importanti e ormai apre solo gli occhi.

LA RIABILITAZIONE Dopo un altro mese di degenza al nosocomio di Latina, il 7 dicembre viene trasferita presso una clinica specializzata nella riabilitazione neurologica, la Habilita di Ciserano, a Bergamo. La diagnosi d'ingresso è delicata: "disordine della coscienza con stato di veglia non responsiva, doppia emiplegia, disfagia, deficit di controllo del capo e del tronco", tutte conseguenze dell'encefalopatia anossico/ischemica secondaria all'arresto cardiocircolatorio subito il 10 settembre. Durante il mese di dicembre la donna, pur essendo ancora in stato di incoscienza dal punto di vista neurologico, manifesta buone condizioni di salute generale, ma il 26 dicembre la situazione precipita definitivamente. La donna ha problemi di respirazione e poco dopo la mezzanotte, i familiari vengono avvisati dalla struttura che ha subìto un altro arresto cardiaco e questa volta non ce l'ha fatta.

LA DENUNCIA Ripresisi a fatica dal dolore e dallo shock, il compagno e il fratello si sono recati nella locale stazione dei carabinieri, esponendo i fatti e i troppi interrogativi di questa odissea. "Perché - scrive l'associazione in una nota - ha ceduto il punto del mini by pass gastrico praticatole all'ospedale di Siena? Perché al primo accesso al pronto soccorso dell'ospedale di Latina la paziente è stata rimandata a casa così frettolosamente? E perché, poi, i medici non hanno voluto trattenerla più a lungo nella Terapia Subintensiva? Alla casa di cura di Ciserano i sanitari hanno saputo gestire la crisi respiratoria? Solo per citare le domande più impellenti". Il Pm della Procura di Bergamo, Gianluigi Dettori, ha aperto un fascicolo per omicidio colposo e ha già disposto il sequestro di tutte le cartelle cliniche e l'autopsia sulla salma, trasferita nell'obitorio dell'ospedale San Giovanni XXIII di Bergamo: l'esame autoptico si terrà l'11 gennaio.

Fonte: http://www.latinatoday.it/cronaca/donna-31enne-muore-dopo-bypass-gastrico.html