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sabato 3 dicembre 2016

Il medico e l'infermiera gli angeli della morte 80 morti sospette

Leonardo Cazzaniga, il medico che si credeva Dio, e Laura Cazzaniga, che cresceva i figli come potenziali serial killer: l’orrore del Pronto Soccorso di Saronno

Il 30 giugno 2013 Massimo Guerra muore sul divano, davanti all’ingresso di casa. Da due anni l’uomo, che gestiva un’azienda agricola a Lomazzo, credeva di essere malato. E si curava a botte di farmaci che gli somministrava la moglie, Laura Taroni, da cui aveva avuto due bimbi. Solo che Massimo, secondo l’indagine choc della Procura di Busto Arsizio, non era malato: l’agonia che proseguiva dal 2011 sarebbe stata provocata da un lento avvelenamento deciso dalla Laura, da tempo ormai l’amante di Dio. Non quello biblico. Il suo Dio esercitava al pronto soccorso dell’ospedale di Saronno, nei panni del dottor Leonardo Cazzaniga. In quelle corsie nelle quali, a far corso dal 2012, teneva banco il “protocollo Cazzaniga”: una dose letale di farmaci da propinare all’ammalato di turno, quando lui, sentito dagli infermieri del reparto, diceva: «Con questo paziente dispiego le mie ali dell’angelo della morte». Almeno quattro vittime per gli inquirenti, ma le cartelle cliniche sequestrate in ospedale sono 80.
Un crocevia per l’inferno dove, pare, incredibilmente tanti sapevano, ma nessuno muoveva un dito. E a chi disobbediva, come l’infermiera che poi lo denunciò, profetizzava: «Tu da ora in avanti sei finita, io potrei ucciderti in qualunque momento». O, in toni solenni: «Non sei ancora morta? Morirai di cancro all’utero. Tu qui hai vita breve».
La madre di Lomazzo
Mentre il dio Cazzaniga vaticinava, la sua amante, Laura, il giorno del funerale di Massimo, passava sul proprio conto 2mila euro del suocero defunto e comperava un Iphone 4s, ultimo dei regali che si era concessa. E da allora capì come sbarazzarsi di chiunque le desse fastidio, con lui che la rassicurava, sostenendo che fosse stata un’idea “eccellente” far cremare i corpi del marito e pure della madre. Sia mai che qualcuno un domani avesse voluto indagare: «Dalla cremazione non possono capire niente».
Non l’unica idea di Laura. Le altre le spiegava ai suoi figli, Angelo blu e Angelo rosso li chiamava. E non a caso l’inchiesta dell’orrore è stata ribattezzata “Angeli e Demoni”, come il romanzo di Dan Brown. Diceva l’infermiera al suo bimbo che «poi la nonna Maria la facciamo fuori…La Nene la possiamo far fuori quando vogliamo e anche la zia Adriana». Voleva istruirli a compiere il delitto perfetto, a diventare dei baby serial killer: «A tua nonna e a tua zia non è semplice… A meno che non gli fai tagliare i fili dei freni a tua zia… Gli tiri l’olio dei freni… poi c’è tua zia Gabriella… Non sei abbastanza grande per poter… Non sei abbastanza grande!» Eh no, bisognava ragionare: «L’omicidio deve essere una cosa per cui non ti scoprono, se ti scoprono e vai in galera perdi anche la casa. L’omicidio perfetto è l’omicidio farmacologico…». Anche perché altri sistemi li aveva provati. Ma non funzionavano: «L’idraulico liquido non ha fatto una cippa. Gliel’ho buttato su apposta». Parlava dei pomodori di zia Irma, sordomuta e anziana. Secondo gli inquirenti aveva un elenco lungo così di parenti da far fuori. Ma con criterio, come spiegava ai suoi bimbi. Perché l’omicidio è una cosa seria: «E poi cosa avresti fatto? Le avresti fatte sparire così? Non è così semplice, sono grosse! L’umido da noi passa solo una volta a settimana (…) non abbiamo più neanche i maiali».
Sembra la trama di uno splatter, invece è dannatamente tutto vero. Almeno, le frasi. Compreso quel riferimento ai maiali, gli stessi che in un libro e in un film, Hannibal, avrebbero dovuto sbranare senza lasciar traccia il dottor Lecter.
L’ospedale
All’ospedale, frattanto, una dottoressa col contratto in scadenza metteva in chiaro le cose: «O mi assumete o faccio scoppiare un casino!» E cioè, sembra, portare alla luce il famigerato “Protocollo Cazzaniga”, quello di cui discuteva Giuseppe, dipendente appena sentito dai pm, con un collega, il 23 maggio 2015: «Li ammazzava?»
«Sì gli faceva il propofol a endovena».
«Oh mamma… ma tu basta?»
«No basta, basta»
«E secondo te è una terapia eccessiva?»
«Ca… l’ha ammazzato, l’ha ammazzato… l’ha ammazzato!»
«Ma lui lavora ancora lì?»
«L’ha ammazzato!»
«Ma non sa che ti hanno chiamato?»
«… è arrivato in pronto soccorso… non so cosa… gli ha fatto duecento milligrammi di propofol, venti milligrammi di morfina e sessanta milligrammi di midazolam… gli ha fatto una roba… cioè quella che aveva ucciso Michael Jackson».
Vuoi che uccida i bambini?
L’anestesista e l’infermiera li hanno arrestati dopo due anni di indagine. Ma è ben lontana dalle vicende di Angeli della Morte che vi abbiamo raccontato in passato. Somiglia più al delirio di coppia di Frederick Walter Stephen West e della sua seconda moglie Rosemary Letts, in Inghilterra, che in giardino seppellirono 11 persone, tra cui prima figlia e prima moglie di Frederick.
E l’oscurità in cui è avvolta questa storia è tale che i magistrati, dopo le prime cinque morti sospette, hanno deciso di andare fino in fondo, sequestrando prima 20, poi 50, ora 80 cartelle cliniche. Montagne di carte da studiare. E di morti da riesumare. Perché nessuno ha ancora capito chi abbiamo davanti. Di certo le parole inquietano, con Laura al suo dio in camice bianco diceva: «Io ogni tanto ho questa voglia di… di uccidere qualcuno… ne ho bisogno…». E lo ripeteva al figlio, cui spiegava di non soffrire affatto per la morte di papà, anzi: «Tu somigli a tuo padre e ti ammazzerò». Ma non lo faceva per spaventarlo. All’amante ne accennava spesso: «Se vuoi uccido anche loro. Sei l’uomo più importante del mondo».
Per fortuna, quella volta, l’uomo che si credeva dio fece la grazia: «No, i bambini no».
Edoardo Montolli



http://www.gqitalia.it/underground/2016/12/02/il-medico-e-linfermiera-gli-angeli-della-morte-80-morti-sospette/

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