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giovedì 15 dicembre 2016

Liste d'attesa e strutture obsolete, le spine del sistema sanitario

Repubblica.it

SALUTE 

Liste d'attesa e strutture obsolete, le spine del sistema sanitario

Il Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva presenta la sua relazione su quello che non funziona negli ospedali e sul territorio basata su 21.500 segnalazioni

di MICHELE BOCCI14 Dicembre 2016

3' di lettura

UNA SANITA' con ancora troppe liste di attesa, con strutture in condizioni cattive, con difficoltà per i pazienti nel rapporto con medici e pediatri di famiglia, con criticità nella rete emergenza-urgenza. Il Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva presenta l’edizione numero diciannove del "Rapporto Pit salute". Si tratta di una ricognizione del sistema sanitario basata su 21.493 segnalazioni arrivate alle varie sedi dell’associazione durante tutto l’anno scorso. Le persone che decidono di rivolgersi all’associazione sono certamente una piccola parte di coloro che incontrano problemi con la sanità. Del resto ogni anno gli ospedali e le varie strutture del sistema fanno oltre 6 milioni di ricoveri ordinari (ai quali vanno aggiunti quelli in day hospital), e circa (dati Istat) 64 milioni di esami diagnostici e circa 180 milioni di visite specialistiche.
 
Costi elevati. Una persona su dieci di quelle che si sono rivolte a Cittadinanzattiva (il 10,8% e cioè 2.200) ha segnalato l’insostenibilità economica delle cure (a causa del ticket, 400 persone, dei farmaci, 600, dell’intramoenia, 350, e così via). Una segnalazione su tre (circa 750), ha riguardato le difficoltà di accesso alle prestazioni sanitarie pubbliche, per liste di attesa (54,5%, cioè circa 400, ticket, 30,5%, cioè 250, intramoenia 8,4%). “Se diminuiscono le segnalazioni di liste di attesa per esami diagnostici semplici, dal 36,7% del 2014 al 25,5% del 2015, crescono invece decisamente per gli interventi chirurgici (35,3% nel 2015 vs il 28,8% del 2014) e per le visite specialistiche (34,3% vs 26,3%)”, spiegano dall’associazione. In testa, per segnalazioni su lunghi tempi di attesa negli interventi chirurgici, l’area di ortopedia, con il 30,7% delle segnalazioni (250 casi): per le visite specialistiche l’area oculistica (25% vs 18,5% nel 2014), per gli esami diagnostici, le prestazioni per le quali si attende di più sono le ecografie (18,8%, 24,1% nell’anno precedente).
 
“Se lo scorso anno abbiamo denunciato che si stavano abituando i cittadini a considerare il privato e l’intramoenia come prima scelta, ora ne abbiamo la prova: le persone sono state abituate a farlo per le prestazioni a più basso costo (ecografie, esami del sangue, etc.).

Non perché non vogliano usufruire del SSN, ma perché vivono ogni giorno un assurdo: per tempi e peso dei ticket, a conti fatti, si fa prima ad andare in intramoenia o nel privato. E il Sistema sanitario nazionale, in particolare sulle prestazioni meno complesse, e forse anche più “redditizie”, ha di fatto scelto di non essere la prima scelta per i cittadini. Secondo assurdo: si tratta di prestazioni previste nei Livelli Essenziali di Assistenza, quindi un diritto. E’ questa la revisione dei Lea “in pratica” che i cittadini già sperimentano ogni giorno”, è il commento di Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva.
 
I casi di malasanità. Le segnalazioni sui presunti casi di malasanità e in generale sulla sicurezza delle strutture sono il 14,6%. In questo ambito però si segnala un peggioramento delle condizioni delle strutture (25,7% vs 17% dell’anno precedente), legate principalmente al malfunzionamento dei macchinari (41,9% vs al 38,2%), alle precarie condizioni igieniche (30,1% vs 35,3%) e agli ambienti fatiscenti (28,1% vs 26,5%). I presunti errori pesano di più nell’area delle terapie (58,3%), e in seconda battuta nell’area diagnostica (41,7%).
 
L’analisi prende anche in considerazione la medicina del territorio, cioè l’attività di medici di famiglia e pediatri. Le segnalazioni sono meno rispetto al passato (11,5% nel 2015, cioè 2.400, 15,3% nel 2014), ma sono in crescita i problemi con i professionisti. Le principali questioni riguardano il rifiuto di prescrizioni da parte del medico (28,4%, +4% rispetto al 2014), gli orari inadeguati di ricevimento (25,4%, +12%), la sottostima del problema di salute (17,9%, +6%).
 
Invalidità. Una segnalazione su dieci, inoltre riguarda il tema della invalidità ed handicap. La lentezza dell’iter burocratico per il riconoscimento rappresenta la problematica principale, con il 58,2% delle segnalazioni, lentezza che si riscontra in gran parte (65%) nella fase di presentazione della domanda. Dalla convocazione a prima visita, per la quale si aspettano in media 8 mesi, alla ricezione del verbale che ne necessita di ulteriori 10, fino alla erogazione dei benefici economici che avviene in media 12 mesi dopo, al cittadino che si imbarca in questo iter tocca aspettare insomma in media 30 mesi, ulteriori due in più rispetto ai tempi che ci erano stati segnalati nel 2014.
 
Negli ospedali. Le segnalazioni sull’assistenza ospedaliera sono 220 e non riguardano solo i 6 milioni di ricoveri fatti nel 2015. I maggiori disagi si registrano nell’emergenza urgenza che un dato che giunge nel 2015 al 62,8% rispetto al 50,7% del 2014. Si tratta soprattutto di lunghe attese al Pronto soccorso (45,3%) e di assegnazione del triage non trasparente (40,5%, +15% rispetto al 2014): ai cittadini che ricorrono al pronto soccorso insomma sembra spesso di aspettare troppo, anche perché ben poche strutture spiegano come viene assegnato il codice e ancora meno quelle dotate di monitor per indicare i tempi di attesa per codice di priorità. Secondo ambito problematico è quello dei ricoveri (23,8%), per i quali il 45% segnala di aver “subito” il rifiuto del ricovero o perché ritenuto inappropriato dal personale medico o per tagli ai servizi;  l’essere ricoverato in reparto inadeguato (un quinto delle segnalazioni).
 
Le 5 priorità. Cittadinanzattiva indica dunque cinque priorità sulle quali lavorare: contrasto delle liste di attesa la definizione di tempi massimi per tutte le prestazioni; trasparenza e controllo sull’intramoenia per evitare abusi; abolizione del superticket da 10 euro; riorganizzazione della rete ospedaliera e dell’assistenza territoriale; monitoraggio della sicurezza strutturale dei presidi sanitari.

 

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